Quali sono i mammiferi autoctoni?

I mammiferi selvatici sono tutte quelle specie animali che partoriscono e allattano i propri cuccioli e che non sono state oggetto dell’addomesticamento, quindi sono coevolute con tutte le altre forme di vita presenti nell’ambiente naturale. L’Italia presenta un’ampia varietà di mammiferi selvatici, tra cui molte specie autoctone e alcune endemiche, che quindi è possibile trovare soltanto in Italia o in zone specifiche del nostro Paese.

I mammiferi sono evoluti da rettili di piccole dimensioni e si diffusero sulla Terra circa 60 milioni di anni fa. Nel mondo sono note 5.500 specie di mammiferi, in Italia sono presenti 109 specie di mammiferi autoctoni, di cui 17 specie di Insettivori (ad es. il Riccio e il Toporagno), 30 specie di Chirotteri (ad es. il Rinolofo minore e il Pipistrello di Savi), 5 specie di Lagomorfi (ad es. la Lepre italica e la Lepre bianca), 24 specie di Roditori (ad es. la Marmotta e il Driomio), 13 specie di Carnivori (ad es. la Lontra e il Gatto selvatico), 8 specie di Artiodattili (ad es. il Cinghiale e lo Stambecco) e 12 specie di Cetacei (ad es. la Balenottera comune e il Tursiope).

Domande frequenti

In Italia risultano endemiche circa 20 specie di mammiferi, tra cui si possono annoverare: il camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata), una sottospecie caratteristica delle aree appenniniche centrali, in ripresa grazie al progetto europeo di conservazione “Life Coornata” (di cui sono stati partner 4 Parchi nazionali e 1 Parco regionale e Legambiente); la talpa romana, una specie caratteristica di alcune aree dell’Italia centrale; l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) , una sottospecie endemica dell’Italia centro-meridionale, per la quale è stato adottato il “Piano per la tutela dell’orso marsicano (PATOM)”; la lepre italica (Lepus Corsicanus), che è inclusa in un progetto di sistema di 10 Parchi nazionali e ISPRA; lo scoiattolo nero (Sciurus meridionalis), presente in Calabria e Basilicata.

La prima forma di “interazione” tra uomo e mammiferi selvatici è la caccia, che ha origini preistoriche e che nel corso dei secoli è diventata oggetto di graffiti, affreschi, decorazioni, miti e aforismi.

Col passaggio dall’uomo raccoglitore-cacciatore ad allevatore-agricoltore, la caccia si è resa sempre meno un’attività necessaria all’approvvigionamento alimentare e, oggi, è praticata solo per diletto. In Europa la caccia è praticata da meno dello 0,9% della popolazione.

Nel contempo, la crescente sensibilità nei confronti degli animali e la consapevolezza della crisi ambientale globale hanno portato all’emanazione di apposite norme comunitarie e nazionali, alla nascita di parchi e aree protette, facendo sì che molte specie di mammiferi selvatici fossero inserite in particolari programmi di tutela e salvaguardia. Nelle aree urbanizzate e coltivate, le interazioni tra uomini e mammiferi sinantropi possono essere frequenti e, a volte, conflittuali: la crescita di conoscenze e piccoli accorgimenti (come evitare di lasciare cibo o rifiuti e proteggere le greggi e le coltivazioni) aiutano a ridurre i conflitti tra uomo e mammiferi selvatici.

La legge 157/92 (così come era anche nella legge 968/77) stabilisce che la fauna selvatica omeoterma è “patrimonio indisponibile dello Stato tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale”.

La legge tutela i mammiferi in stato di naturale libertà e presenti sul territorio nazionale stabilmente o temporaneamente e vieta ogni forma di cattura e uccisione. E’ permessa la cattura temporanea da parte di enti scientifici e di ricerca, con autorizzazione delle Regioni, su parere dell’ISPRA. Per quanto riguarda l’esercizio dell’attività venatoria, esso è consentito sulla base di una programmazione, “purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno alle produzioni agricole”.

Le regioni e le province autonome hanno leggi volte alla salvaguardia dei mammiferi ed in materia di soccorso, detenzione temporanea e successiva liberazione di animali selvatici in difficoltà.

E non ditemi che la cenere di un uomo, nonostante lo sfarzo dei cimiteri, sia diversa da quella di un gatto o di una volpe.

(Anacleto Verrecchia)

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