Quali sono gli animali da reddito?

Gli animali cosiddetti da reddito sono definiti dall’art. 1, comma 2, lettera a) del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 146, come: “qualsiasi animale, inclusi pesci, rettili e anfibi, allevato o custodito per la produzione di derrate alimentari, lana, pelli, pellicce o per altri scopi agricoli;”.

Rientrano in questa categoria, quindi, i suini, gli ovini, i bovini e gli avicoli, il cui notevole utilizzo e diffusione hanno origini antiche: l’addomesticamento di suini e ovini si stima risalga a 8.000 anni fa, quello dei bovini a 6.000 anni fa, quello di specie avicole a circa 3.000 anni fa, mentre l’addomesticamento del coniglio selvatico è relativamente recente, risale infatti a poco più di mille anni fa.

Domande frequenti

Sì, però la loro detenzione allo scopo di compagnia deve escludere qualunque attività economica o utilizzo diverso, e bisogna chiarire che questi animali giuridicamente restano comunque classificati come animali da allevamento.

Non esiste un’anagrafe apposita come per cani, gatti e furetti, dunque è necessario rivolgersi all’Asl di competenza per comunicare la detenzione dell’animale, per somministrargli le vaccinazioni obbligatorie e per il rilascio del certificato di autorizzazione in caso di trasporto dell’animale. Infine è fondamentale ricordare che la detenzione di questi animali necessita di ambienti adeguati (come ad esempio spazi esterni attrezzati).

Vi sono diverse normative che si prefiggono di salvaguardare il benessere degli animali da reddito. Gli animali sono stati riconosciuti “esseri senzienti” nel trattato di Lisbona (ratificato con legge 2 agosto 2008, n. 130 – Articolo 13) e in virtù di questo esistono normative nazionali e comunitarie volte a salvaguardarne il benessere.

Ad esempio, il decreto legislativo 27 settembre 2010, n.181, che fissa le norme minime di protezione per i polli da allevamento per la produzione di carne, i decreti legislativi 7 luglio 2011, n. 122 e n.126, che fissano le norme minime di protezione rispettivamente per i suini e per i vitelli o il REG. (CE) N. 1099/2009 relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento. L’applicazione di queste norme è prevista dal “Piano nazionale per il benessere animale (PNBA), anno 2014”, che, benché parziale, detta modalità di esecuzione e programmazione dei controlli e si prefigge di salvaguardare il benessere animale formando i medici veterinari e gli allevatori. I controlli, in numero insufficiente rispetto alle strutture attive, vengono effettuati sia da parte dei carabinieri dei N.A.S (sulla base di una pianificazione annuale concordata con il Ministero della Salute), sia dai servizi veterinari delle Aziende sanitarie.

Per quanto riguarda i controlli dei N.A.S, sono noti i dati relativi al 2016: sono stati effettuati 3.898 controlli sull’intera filiera e, ipotizzando che i controlli abbiano interessato solamente gli allevamenti, essi hanno riguardato solo lo 0,6% del totale degli allevamenti operanti in Italia. I dati aggregati dell’attività di controllo da parte delle Asl, invece, non sono pubblici.

Secondo il Ministero della Salute, nel 2016 in Italia erano presenti almeno 522.796.802 animali da reddito distribuiti in 645.164 strutture (da questo dato sono esclusi gli equidi vivi e i pesci e relativi allevamenti). Nello specifico, si tratta di circa 500 milioni (dato non riportato in banca dati) di avicoli in 62.299 strutture, 8.402.816 suini in 134.002 strutture, 7.273.249 ovini in 91.764 strutture, 5.568.211 bovini allevati in 129.148 strutture, 1.165.695 caprini in 55.443 strutture, 386.831 bufalini allevati in 2.300 strutture e circa 43.000 equidi macellati (in banca dati non è presente il numero degli equidi vivi).

L’amore per l’uomo non esclude quello per gli animali, e viceversa, perché l’amore non è mai fonte di separazione né di giudizio. Chi ama, ama e basta. Chi ama e separa, non ha mai iniziato a farlo.
(Susanna Tamaro)

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