Gli effetti dei rifiuti del Covid 19 sulla fauna selvatica

 

Dall’Università di Leida (Paesi Bassi) in collaborazione con il Centro per la biodiversità Naturalis arriva uno studio, pubblicato sulla rivista Animal Biology, che ha analizzato la frequenza e le modalità con cui gli animali selvatici entrano in contatto con i rifiuti del Covid-19 dispersi nell’ambiente.

Da un anno ormai siamo costretti a utilizzare quotidianamente i dispositivi di protezione individuale (DPI), questo ha provocato inevitabilmente una nuova ondata di rifiuti: maschere e guanti protettivi. I dati sono stati raccolti dopo osservazioni in più parti del mondo, dal Brasile alla Malesia, dai giornali locali e dai siti di notizie internazionali.
Gli autori sottolineano che l’impatto dei nuovi rifiuti ha colpito tutti i tipi di animali, che restano intrappolati nelle mascherine o ingeriscono parti di plastica. Persino gli animali domestici, in particolare i cani, vengono trovati a mangiare i dispositivi di protezione. Ci sono uccelli come ad esempio le Fulica Linnaeus, meglio note come folaghe olandesi che hanno ormai imparato a utilizzare le maschere chirurgiche come materiale per costruire i loro nidi, i passeri (Passer sp.), in una zona residenziale di Varsavia, usano invece i guanti in lattice come materiale per la nidificazione.
Non solo uccelli ma anche istrici, volpi, polpi, granchi, i macachi, i pinguini.
Uno di loro è stato ritrovato morto su una spiaggia a nord di San Paolo, in Brasile, nel suo stomaco c’era una mascherina

 «Gli animali sempre di più rischiano la vita – afferma Liselotte Rambonnet           dell’Università di Leiden – la diversità degli animali influenzati dai rifiuti del  coronavirus è davvero considerevole. Vertebrati e invertebrati sulla terra, in acqua dolce e in acqua di mare rimangono impigliati senza possibilità di scampo». 



Il gruppo di ricerca ha lanciato un sito web (www.covidlitter.com) per aumentare la consapevolezza delle persone sul pericolo rappresentato dai rifiuti del coronavirus per la fauna selvatica.
«Invitiamo la popolazione a preferire le mascherine riutilizzabili, quando possibile – conclude Rambonnet – e a disfarsi dei rifiuti in modo consapevole e responsabile».

 

 

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